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FRANCO MUZZI, OGGI,  CI HA LASCIATO

Oggi, 7 agosto, se ne va il padre dell'Usap che coagulò inturno a sé, a metà degli ani settanta, uma masnada di ragazzi che oggi hanno ereditato responsabilità del presente e del futuro della società


 

Eccolo il nostro presidente onorario per premiare Stefano Marmo. Era il "Memorial Conti" della scorsa stagione. Nella seconda immagine, invece, al trentennale del 2006 in una foto che sintetizza la storia presidenziale dell'Usap.

 

Domani, venerdì 8 agosto, le esequie che partiranno alle 16.00 dall'obitorio di Campostaggia per la Chiesa di Santo Spirito, chi vuole esprimere le proprie condoglianze via web, a muro chiuso, può usare l'indirizzo mail info@usap-poggibonsi.it.

 

Questo che segue è un ricordo buttato giù dal nostro Rocchetta per onorare il ricordo dell'amico, compagno, fratello ...ma soprattutto maestro di vita e genosità. Un pensiero ed un abbraccio commosso a Rosanna, Massino, Muriel, Nicole ed Emily.

 

IL PRESIDENTISSIMO

 

Non sapeva un accidente di calcio, non gli interessava neanche, altri erano i suoi interessi, i suoi hobby, l’impronta imprenditoriale data alla sua vita, ma la residenza in Via del Colombaio e, soprattutto la frequentazione del Bar più popolare del quartiere ne solleticarono prima la curiosità, poi l’interesse e, infine, la passione, attiratovi dai discorsi, dai racconti, dalle battute, dai suggerimenti e dagli sproni di quei ragazzotti, che lì aveva, prima, conosciuto e, poi, cresciuto e che si divertivano a giocare al “pallone” fra tornei vari, cercati e setacciati, qua e là lungo tutta la provincia, e anche oltre. Fu così che il gruppo fondatore formato dai vari Cecconi, Fornai, Tortelli, Biotti, Olmastroni, Mugelli, Veneri e da Stefano Valacchi che vi era amico di famiglia già dall’età di dieci anni per motivi di trasferimento all’appartamento accanto e che, da lì a poco, sarebbe diventato uno dei suoi più stretti collaboratori lavorativi, riuscirono prima a stuzzicare e, poi, a convincere Franco Muzzi ad entrare alla grande nel calcio amatoriale contribuendo alla fondazione della Società che adesso porta il nome di Usap, divenendone il primo Presidente. “Non si saprà mai per quale recondito motivo, che cosa gli sia passato per la testa, quali pressioni psicologiche e fisiche gli siano state fatte, se aveva litigato poco prima con la moglie o se, più semplicemente, aveva sbattuto la testa e non ci stava completamente con la mente, ma fatto sta che il Sig. Franco Muzzi, plenipotenziario della Toscana Lamiere, uno dei maggiori azionisti di una delle ditte più affermate della zona, appassionato di caccia e di giardinaggio, gran giocatore di golf e di biliardo, con il pallino degli affari ed il vizio di cacciarsi nei gineprai, volle legare il suo nome, e quello dell’azienda che rappresentava, ad una grande impresa calcistica da intraprendere: la nascita del Gruppo Sportivo Toscana Lamiere.” Come scrivevo su “USAP 1976-1996-La storia, la leggenda, i protagonisti”. Era il giugno del 1976.

Dal piglio determinato e dai modi gentili, a tratti suadenti senza mai cadere in piaggerie di sorta, ma facendo ben risuonare la perentorietà delle sue motivazioni, Franco conquista l’affetto di tutti i ragazzi che transitano con i colori, prima arancioni e poi gialloblù, della squadra. Il suo sguardo diretto nell’esposizione del pensiero, nei confronti personali, nelle discussioni, anche nei momenti goliardici, infonde una profonda fiducia, che sa di concretezza e ne percepisci il rispetto, sa di conoscenza delle cose e non puoi che aumentarne la stima, sa di amicizia, quella vera, che quando c’è bisogno non ti lascia mai solo.  E’ un imprenditore abile, attivo, persuasivo, mai domo, con inveterato pallino per gli affari e per le occasioni da cogliere al volo, sfruttarle fino al massimo del loro potenziale e defilarsi al momento opportuno, stando scrupolosamente attento, tuttavia, a non lasciare un giocattolo sciupato o deprezzato. Ma è anche l’uomo che ama la famiglia sopra ogni altra cosa, la moglie Rosanna e l’unico figlio Massimo che, (soprattutto) con la moglie Muriel, gli ha consegnato la gioia di due nipotine che sono diventate la luce dei suoi occhi ed un agognato ristoro alla vecchiaia, è l’uomo che si diverte con il “giochino”, ci spende più che in sola passione, si confonde con gli amici per la voglia di stare semplicemente insieme e portare anche le borse dell’acqua quando ce n’è bisogno o tornare in macchina a Poggibonsi da Arezzo anche soltanto per  correre a riprendere il documento di identità per far giocare uno dei suoi distratti ragazzi e fare anche in tempo prima dell’inizio della partita, gioire per le vittorie ed i momenti felici, arrabbiarsi per le sconfitte e le situazioni infelici, ma senza mai trascendere dal suo collaudato aplomb che diviene l’impronta principale per incanalarlo e trasmetterlo in modo tale da contagiare tutto l’ambiente fino ad assurgerlo, pressoché, a guisa di marchio di fabbrica, un vero e proprio incipit con il quale conformarsi e, soprattutto, da irradiare quale esatto metro di riconoscimento verso l‘esterno del proprio ambiente, verso gli altri, verso tutti coloro che, nel corso degli anni, andranno ad incontrare il gruppo calcistico della Toscana Lamiere. 

Quel primo anno fu favoloso ed amaro nel contempo. Favoloso poiché la squadra raggiunse, sotto la guida del  compianto Mario Bruno Delli, al primo vero impatto, raggiunse la finalissima del “Rastrello”, amaro perché la perse.

Quando l’allenatore espresse la volontà di terminare la sua avventura con quel gruppo ecco che, allora, venne fuori il carattere imprenditoriale del Presidente: ci vuole un trainer importante per una squadra che vuole primeggiare? Chi ci può essere sulla piazza di fermo e disponibile che non ha così tante ambizioni di “carrierare” in categoria, ma che potrebbe essere attirato da una situazione intrigante come quella che può offrire il neo sodalizio poggibonsese? Non lo conosceva personalmente, ma ne aveva sentito parlare bene sia quando giocava, sia come primi passi da tecnico. Tagliò la testa la toro e andò a trovarlo, conoscerlo, convincerlo e “circuendo il soggetto con un invito esclusivo ad una mattutina partita di caccia nella sua riserva  Tra una fucilata ed un bicchiere di grappa l’amo fu gettato e, complici tre pernici una lepre due fagiani quattro quaglie ed una biscia centrate dalla sua doppietta (o almeno così gli fu fatto credere), intorno ad una luculliana tavola imbandita e blandito dalle magnificenze descrittegli dal Muzzi sulla statura morale della squadra egli accettò e si immolò, mani e piedi, vita natural durante alla causa”, sempre da  “USAP 1976-1996-La storia, la leggenda, i protagonisti”. L’allenatore era Angelo Tonani che da allora ha iniziato una lunghissima e profonda amicizia che con il passare del tempo si è cementata con le rispettive famiglie fino a diventare infinita. E non di rado scoprivi sia Franco che Angelo ad improvvisarsi eccellenti cuochi, di arrosto generalizzato in particolare, nelle riunione conviviali organizzate, saltuariamente, per e con la squadra, o anche soltanto con gli amici e le rispettive famiglie. 

Con quella squadra, bella a vedersi, spettacolare nella tipologia di gioco, che si ritaglia una spazio importante nel panorama calcistico amatoriale provinciale, diventando conosciuta, temuta, invidiata ed ammirata da tanti, le soddisfazioni finali tardano ad arrivare poiché sul più bello (finale, semifinali) resta incompiuta, non riuscendo ad effettuare quel “quid” in più che le consenta di superare quell’ultimo gradino che la separa dal successo.

Quando questi, finalmente, arriva nella finalissima di Siena contro il San Giovanni d’Asso del maggio del 1983 è la gioia più indicibile anche per Franco che non sapeva niente di calcio, lo ha conosciuto con quegli amici del bar e adesso si trova a dissertarne come una “vecchia lenza”.

Durante la sua presidenza la squadra di calcio ottenne altre due vittorie nel campionato provinciale (1985 e 1991) e, soprattutto, conquistò un lusinghiero approdo al Campionato Regionale che ebbe vita cinque anni (dal 1986 al 1990) divenendone una delle Società più rappresentative. Franco Muzzi lasciò la massima carica  in pratica quando nasce l’Usap (Unione Sportiva Amatoriale Poggibonsi), esattamente il 25/7/1994, che trasforma il semplice gruppo sportivo spontaneo di nome Toscana Lamiere ad Associazione Sportiva e Circolo Ricreativo Privato, con tanto di stipula dello Statuto della Società, federalmente riconosciuta ed affiliata all’UISP ed al CONI Nazionale. A partire dalla stessa data, tuttavia, assumeva la paternità di Presidente Onorario del sodalizio poggibonsese, mantenendo il suo posto di socio e facendo sentire (e valere) la sua illustre opinione nelle assemblee regolari e in tutte le riunioni straordinarie che la società ha istituito nel corso di tutti questi anni, restando sempre fedele alle sue peculiarità: tono pacato, ma franco, spiegazioni chiare e sempre alla ricerca della soluzione più diretta, meglio se più conveniente.

I suoi interessi sportivi, tuttavia, non rimasero circoscritti a quella singola passione calcistica.

Nel 1984 il Comune di Poggibonsi costruisce il complesso sportivo del Bernino realizzando una piscina coperta da 25 metri ed il palazzetto dello sport. Di lì a poco la sua intuizione imprenditoriale torna ad avere il sopravento.   Nello stesso anno nasce la Virtus Nuoto e poco tempo dopo Franco ne viene eletto Presidente allargando il suo orizzonte di interesse sportivo anche nel settore natatorio (il figlio Massimo che partecipa prima ai corsi e poi alle successive attività agonistiche non è scevro di “responsabilità” verso questa nuova passione). La sua capacità organizzativa e la sua lungimiranza nel prevedere gli sviluppi futuri degli scenari che si trova a dirigere gli valgono il riconoscimento del “Leone d’Oro” al merito sportivo quale miglior dirigente sportivo dell’anno nel 1990, quando ancora il premio è gestito dall’Unione Ciclistica Valdelsa dalla brillante idea di Lando Landi (prestigioso dirigente del ciclismo locale) e Pietro Tinti.

Nel 1993 corona la sua massima ambizione sportiva con la costruzione della piscina all’aperto, tramite il finanziamento ottenuto dalla Poggibonsi Nuoto (emanazione della Virtus Nuoto) attraverso il Credito Sportivo, in collaborazione con la Cooperativa che gestisce il complesso sportivo del Bernino raggiungendo un accordo con il Comune di Poggibonsi per la gestione dell’impianto natatorio inaugurato nel mese di maggio (a soli tre mesi dall’inizio dei lavori), perlomeno per i primi dieci anni.

Le conseguenze più immediate di questo investimento si presentano agli occhi di tutti. Nello stesso anno riesce ad organizzare nel nuovo impianto natatorio all’aperto la manifestazione del “Sette Colli” che, prima d’allora, non si era mai disputata fuori da Roma, con la presenza di numerosi atleti della nazionale italiana ed il fiore all’occhiello della partecipazione del campione olimpico russo Popov. Di seguito a questa manifestazione sarà organizzato, fino a diventare un prestigioso appuntamento annuale nel panorama natatorio nazionale, il “Trofeo del Chianti” che richiama l’attenzione, oltreché di molti atleti di valore nazionale e mondiale, anche di un gran bel pubblico di appassionati e delle telecamere della RAI per il suo terzo canale.

Nel 1994, insieme ad alcuni amici,  un’altra delle sue intuizioni fa realizzare il Bowling, come attualmente lo conosciamo, in Loc. Fosci con il quale riesce ad attirare numerosi giovani e giovanissimi con la proposta di qualcosa di veramente nuovo, e quasi unico, per l’intera zona facendo mietere all’iniziativa un evidente successo fino a tutti i quindici anni successivi.

Circa un paio di anni dopo, il doppio impegno nuoto/bowling esige il suo contrappasso. Con i suoi più stretti collaboratori prende atto della volontà dell’assemblea dei soci di prevedere alcuni ritocchi nel panorama dirigenziale, pur nel segno di una continuità che non ne stravolga le finalità del percorso intrapreso, e facendo anche i conti con il limitatissimo tempo con il quale deve far coesistere i suoi importanti impegni sportivi con quello da dedicare alla famiglia, una volta emendato da quello necessario alla sua attività imprenditoriale, decise di lasciare la Poggibonsi/Virtus Nuoto per concedere il suo poco spazio temporale ad un bowling in grande fase di crescita ed alla appartenenza decisamente meno esclusiva, ma sempre di elevato livello passionale, alla squadra di calcio dell’Usap.

L’unico cruccio che si è trascinato dietro (se tale, poi, lo si potesse considerare) è quello di non essere riuscito a fare per il calcio, e la sua squadra, ciò che ha fatto negli altri campi. Oh, non è che non ci abbia pensato, o addirittura provato. Aveva sentito, si era interessato, aveva addirittura anche fatto i conti per poter realizzare un campo di calcio da “regalare” alla squadra e, magari, realizzarci qualche altro impianto o un parco giochi per bambini per poter attirare molta più gente di quanto possa fare una singola partita amatoriale, ma il tutto rimase a livello di intenzione per i più svariati motivi, non ultimo, sicuramente, quello finanziario.

Con l’età le cose si fanno più difficili. I vari acciacchi che ci colpiscono tutti, prima o poi, ne minano brillantezza e volontà e vien naturale, pertanto, diradare i numerosi impegni intrapresi, solidificare quelli lavorativi e ritagliarne sempre più importanti alla famiglia e, soprattutto, alla gestione di Nicole, prima, e di Emily, dopo, e chi ha avuto la fortuna di diventare nonno, un nonno attivo, sa benissimo l’impegno che comporta anche soltanto questo tipo di attività. Ma non c’è spazio ad alcuna rimostranza, è una gioia indicibile poterlo e volerlo fare e, alla fine della giornata, lui e Rosanna si guardano stanchi, ma soddisfatti.

Il malessere che, negli ultimi anni, lo ha colto non è purtroppo un inconveniente che si combatte per poterlo abbattere, lo consuma lentamente, ma inesorabilmente e il suo prolungato attaccamento alla vita, una vita che ha sempre affrontato a viso aperto, di corsa, con determinazione e decisione e spesso con il sorriso sulle labbra, un sorriso che ti ammalia, ma ti rinfranca, con quella luce negli occhi di cui ne intuisci la forte capacità di razionalizzare, ne viene talmente minato da percepire, in quell’uomo, quell’amico che, in questi ultimi mesi si sta spegnendo, la sofferenza, non la sua che è o è stata fin troppo evidente, ma la tua, quella dei suoi familiari, dei suoi più intimi amici, che hanno dovuto e dovranno rinunciare per sempre a lui.

Ciao….. Franco.

 

 

 

Mariano Rocchetta

 

 

 

 

 

 


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