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(In "Immagini" la fotocronaca della serata)

MOROCICA E PERTICI, TOP 2014 2015, PREMIATI IN SEDE

Siamo all'epilogo, quindi, del lavoro svolto nell'arco di tutta la stagione con la piena collobarazione di tutti i dirigenti che hanno permesso questo meritatissimo riconoscimento.


 

 

Ecco Morocica e Pertici con le Felpe dei Top 2014 2015

 

IIeri sera, giovedì 11 giugno 2015, alle ore 19.30 circa, si è svolto il penultimo appuntamento inerente la stagione appena conclusa 2014/2015 con la frugale cerimonia di riconoscimento dei due “Top Players 2015” del Girone B e la consegna a loro di una felpa gialla con bordi blù (con cappuccio) celebrante e personalizzata, nonché di una confezione di tre bottiglie di vino pregiato, all’interno della sede dell’Usap, in Via Senese 87/A a Poggibonsi, vestita sobriamente a festa per l’occasione.

 

I due vincitori sono, come gli addetti ai lavori sanno, Alexander Morocica del Padovani di Colle Val d’Elsa, accompagnato dal Dirigente della Società Luca Fazzuoli, e Edoardo Pertici del Marcialla City, accompagnato dalla dolce e bella Alissia.

 

Comune denominatore dei due atleti il ruolo: entrambi attaccanti con trascorsi da esterni alti di fascia. Comune propensione: il vizietto del goal com’è vero che entrambi sono arrivati in doppia cifra (16 a 10 per il moldavo). In comune anche il punteggio ottenuto dai voti dei 15 “saggi” (uno per squadra) che hanno contribuito a formare la classifica dei “Top” per tutta l’annata: 64 punti con un vantaggio di 6 punti sul terzo arrivato.

 

Frugale cerimonia si diceva, e così è stata, con la consegna dei premi sopraddetti da parte del Presidente dell’Usap Stefano Valacchi, imbeccato dal maestro cerimoniere Marcello Cecconi ed immortalati dal vice presidente improvvisatosi fotografo Giorgio Mugelli, al cospetto degli altri dirigenti presenti, a partire del G. M. Graziano Sollazzi a Enzo Biotti, fino al sottoscritto che ha provveduto a carpire, ai due premiati, quelle poche informazioni per conoscerli e farli conoscere meglio in un serrato fuoco di fila di domande.

 

Esaurito l’approccio al piccolo buffet preparato per l’occasione iniziamo con la prima domanda, quella di rito:

 

D – Cosa pensate del premio assegnatovi?

 

Morocica – E’ un premio che personalmente mi rende orgoglioso e me ne sento onorato anche perché scaturito dalla scelta di tanti “giudici” così diversi da loro all’interno di un meccanismo di votazione che mi è sembrato ben congegnato e di conseguenza più giusto nei giudizi.

 

Pertici – Concordo anch’io su tutto quanto. E’ una cosa che ti dà una grande soddisfazione perchè sai che sei visionato in ogni partita anche da giudizi che non sono soltanto di parte.

 

D – Come avete vissuto questa piccola rivalità per assicurarsi il primo posto?

 

M – Naturalmente inizialmente e per buona parte della stagione non ci pensavo assolutamente. Soltanto, giunto a 3/4 giornate dalla fine, e vedendo la buona posizione in classifica, non ti nascondo che più d’un pensiero a giocare il meglio possibile me lo sono fatto per potermi giocare le chances fino in fondo, nonché per dare alla squadra quell’apporto che serviva per finire bene una bella stagione.

 

P – Più che rivalità l’ho vissuta con forte curiosità, ma non con ossessione. Ho sempre puntato a giocare meglio che potevo e, magari, se dovevo dare un’occhiata un po’ più approfondita, sbirciavo la classifica cannonieri per vedere quale distanza mi separava dai primissimi posti.

 

D – Facciamo un piccolo riassunto della Vs. carriera…

 

M – Ho cominciato da ragazzino, 10 anni, nel Buiucani Kishinev, nel mio paese (Moldavia ndr), e ho fatto tutta la trafila giovanile fino al compimento dei 16 anni. Nel 2006 mi dovevo trasferire in Italia e a gennaio ho il primo dispiacere: mi rompo il menisco. Immediato intervento e rieducazione che mi permette di tornare  a giocare già a marzo. Ma poco dopo mi arriva le tegola più grossa: rottura di crociato e legamenti del ginocchio. Fra intervento e rieducazione passa un periodo di oltre sei mesi e, peraltro, mi trasferisco in Italia quando ancora sono convalescente, mi consigliano di andare a farmi vedere. Vado da Merlo ed inizio con una lenta, graduale rieducazione che dura circa 2 anni. Abito a Casole d’Elsa e nel 2008 conosco Marrucci che mi tessera per la Casolese, ma non esplode mai il feeling con Scarpellini che non può attendere il mio pieno recupero e mi utilizza con il contagocce. Mi vien voglia di smettere, ma il mio amico Mauro Mestici, con il quale mi divertivo a giocare a calcetto con gli altri amici, mi porta al Padovani. E’ il 2009 e da allora ho sempre giocato lì.

 

P – Io inizio un po’ più tardi, a 14 anni, entro negli Esordienti del Tavarnelle e arrivo fino agli Juniores fino a meritarmi alcune convocazioni in prima squadra quando avevo 17/18 anni. Non gioco, però, mai con i “grandi”. Qualche volta sono in panchina, ma da lì non schiodo. Poi cominciano alcune incomprensioni sia tecniche che personali con gli allenatori fino a quando decido che mi è passata la voglia e penso di smettere. Vado soltanto a fare i torneini di calcetto e simili con gli amici. Circa 4 anni fa, alcune amicizie comuni, mi avvicinano al Marcialla City e, pertanto, comincio a giocare con loro e, salvo un breve parentesi con la Grevigiana in IIª Categoria (un tentativo andato a vuoto poiché dopo circa due mesi mi infortuno alla rotula del ginocchio e sono costretto ad operarmi), rimango lì, crescendo con loro di campionato in campionato, fino alla bella stagione di quest’anno. 

 

D – Soddisfatti del campionato appena trascorso, sia dal punto di vista personale che di squadra?

 

M – Io sì, sia dal punto di vista personale con il cambiamento di ruolo apportato in corso di stagione, che da quello della squadra, poiché abbiamo rinforzato le qualità di coesione del gruppo che ci ha consentito di rinsaldarlo e  di fare una bella stagione.

 

P – Chiaramente sono soddisfattissimo perché nel corso del campionato mi sono sentito uno veramente importante, sia per quanto concerne i rapporti con i compagni e la squadra, sia sotto gli sguardi di avversari e addetti al lavoro che hanno dovuto considerare il Marcialla City come una bella novità del campionato.

 

D – Siete entrambi attaccanti, con propensione al gol. Lo siete sempre stati, ovvero com’è cambiato il vostro ruolo nel tempo?

 

M – Come ti dicevo prima in quest’anno ho cambiato il ruolo che solitamente svolgevo nel Padovani, da esterno alto (a destra e sinistra indifferentemente ndr) a prima punta. E’ successo dopo appena tre giornate, quasi per caso e necessità, e gli effetti positivi li ho potuti constatare personalmente e si sono visti in campo per il numero dei goal realizzati (16 ndr.) dalla media di ¾ annuali finora mantenuta. Ma, tuttavia, non è una novità per me. Giocavo attaccante già nelle giovanili in Moldavia e mi sono spostato all’ala nei primi tempi di Casole. Detto tra noi mi piace e mi diverto di più a giocare attaccante, è il mio ruolo originario.

 

P – Io, invece, ho cominciato come centrocampista centrale, poi sono passato all’ala durante il periodo degli Allievi, magari partendo dal piede opposto per consentirmi di andare al tiro in accentramento, quindi dietro le punte o seconda punta, sostituendo a volte gli attaccanti infortunati o non disponibili. Nei primi tempi del Marcialla ero esterno di sinistra nel 4-4-2, ma con propensioni prettamente offensive tanto da diventare, nel corso degli anni una delle due punte oppure punta centrale unica. All’inizio provavo appagamento anche a fare gli assist ai compagni, ma da quando ho cominciato ad assaggiare l’ebbrezza del gol ed aumentare la mia media annuale, mi diverte molto più realizzarli …. i goals.

 

D – Il momento che vi è rimasto più caro e importante?

 

M – La prima parte della stagione, non un momento in particolare, ma un periodo, nel quale mi sono divertito veramente nel nuovo ruolo ritagliatomi su misura e dove ho fatto anche diversi goal.

 

P – La parte centrale della stagione, laddove ho preso la piena consapevolezza dell’importanza della stagione che stavamo conducendo e, credo, di aver espresso il meglio delle mie possibilità.

 

D – Secondo voi, in generale, che campionato è stato quello appena trascorso?

 

M – Credo sia stato un campionato aldisotto delle aspettative degli ultimi che abbiamo affrontato. Non per mancare rispetto ad alcuna delle squadre partecipanti, ma, a un certo punto, si è evidenziato netto il divario fra coloro che lottavano per i primi posti e quelle rimaste nella bassa classifica e soltanto la fascia mediana della classifica ha regalato interesse e pathos fino alla fine.

 

P – Per me è stato diverso, poiché per la prima volta abbiamo affrontato alcune delle grandi squadre che sapevamo lottare per traguardi a noi ancora sconosciuti ed è stato un motivo d’orgoglio raffrontarci con loro in una serie di appuntamenti attesi con grande voglia di esserci. Poi la qualificazione al Girone Unico del prossimo anno ha reso l’annata il traguardo più bello che ci potessimo aspettare.

 

D – Cosa vi aspettate dal prossimo campionato? Cosa si potrebbe migliorare?

 

M – Mi aspetto una conferma della posizione raggiunta quest’anno. Migliorare? Io penso che un limite grosso del campionato potrebbe essere proprio l’assenza dei play-off. Mi spiego: mettiamo che una squadra inizi la stagione e stacca subito tutti prenotando con largo anticipo la vittoria, le squadre che seguono perdono quegli stimoli per la fine della stagione che, invece, sarebbero sempre vivi nel momento in cui devi lottare per inserirti nel novero di un gruppo che effettuerà i play-off, per rimettere in discussione la vittoria. Ecco questo temo: la mancanza di stimoli per tante squadre da un certo punto del campionato in poi.

 

P – Che sia un campionato bello come la composizione delle squadre suggerisce. Beh francamente non so cosa dirti cosa ci sia da migliorare, poiché non vedo l’ora di cominciare ad affrontarlo il prossimo campionato e se c’è qualcosa da cambiare, credo, che potrei verificarlo soltanto dopo averlo giocato tutto.

 

D – Le vostre ambizioni personali?

 

M – Anche personalmente mi aspetto una riconferma della bella stagione fatta quest’anno sfruttando tutte le possibilità che mi saranno date per poterla migliorare.

 

 

P – Di poter essere il più possibile utile alla squadra per gli obiettivi da raggiungere e il desiderio di affrontare un campionato ai massimi livelli con la presenza di tutte le miglior squadre della Provincia. Sarà un campionato difficile, affascinante e voglio riuscire a ritagliarmi uno spazio ed un ruolo importanti per la prossima stagione.

 

Mariano Rocchetta

 


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